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Guidare la barca nella tempesta
L'esperienza di un cardinale alla guida della Chiesa d'Olanda
S.E. Cardinal Adrianus Simonis
Già primate d'Olanda
Martedì 7 dicembre 2010 - ore 18:00
Palazzo dei Congressi "Stazione Marittima" - Trieste
Abbiamo avuto nostro ospite il cardinal Adrianus Simonis, già primate della Chiesa d'Olanda.
Quello che segue è il testo dell'articolo apparso sul settimanale della Diocesi di Trieste "Vita Nuova" a firma Silvio Brachetta che descrive quanto sentito durante l'incontro.
A seguire alcune fotografie scattate durante l'incontro e il link con la registrazione dello stesso.
Il cardinale Simonis a Trieste |
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di Silvio Brachetta
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Ne ha viste davvero tante il settantanovenne olandese Adrianus Johannes
Simonis, cardinale e arcivescovo di Utrecht: giovane vescovo a Rotterdam
nel 1970, presidente della Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi dal
1983, membro di due Congregazioni vaticane e di un Pontificio Consiglio,
elettore al Conclave del 2005. Testimone diretto e privilegiato,
quindi, di alcuni degli avvenimenti più significativi del periodo
post-conciliare: notoriamente turbolento il quasi mezzo secolo, oramai,
seguito alla chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Inquieto per
la Chiesa cattolica e per quella olandese in particolare.
Il card. Simonis è potuto
intervenire nel merito su invito del dott. Marco Gabrielli, responsabile
del “Centro Culturale Mons. Lorenzo Bellomi”, durante l’incontro
“Guidare la barca nella tempesta: l’esperienza di un cardinale alla
guida della Chiesa d’Olanda”, tenutosi il 7 dicembre presso il Palazzo
dei Congressi “Stazione Marittima” a Trieste.
Le vicende del
card. Simonis sono interne al periodo post-conciliare, caratterizzato da
una forte secolarizzazione in Occidente, dalla quale la stessa Chiesa
ne è uscita danneggiata. Lo dimostra anche il semplice dato attuale
demografico e religioso dei Paesi Bassi: circa sedici milioni di
abitanti, dei quali quattro milioni i cattolici, altrettanti i
protestanti ed un milione i musulmani (in crescita). Più della metà
degli olandesi, quindi, è indifferente alla religione. Non era questa
l’atmosfera nella quale il cardinale visse la propria infanzia. La
parrocchia, nei primi decenni del XX secolo, era un riferimento per
tutti gli olandesi e la religione era come «l’aria che si inala».
Con
vocazione religiosa precocissima, il giovane Adrianus Simonis entrò al
Seminario minore, dove rimase sei anni. Non ebbe mai esitazioni sulla
strada da seguire — ci dice — perché, essendo un realista, constatò il
gran sacrificio richiesto dal matrimonio. Lo dice sorridendo, perché
l’oratoria del cardinale (un italiano incerto ma comprensibilissimo) è
decisamente affabile; ogni sua riflessione è venata dall’ironia; gli
argomenti sono semplicemente elencati, senza tonalità eccitate. Non è
turbato nemmeno nell’affrontare questioni dolorose, come gli eventi in
Olanda all’indomani della chiusura del Concilio, fonti di sconforto e
persecuzione personale.
Sembra avere pochi dubbi, Simonis, sulle
cause o responsabilità della crisi post-conciliare: la summenzionata
secolarizzazione, primariamente, ma anche un approccio di tipo
“progressista” ai documenti conciliari da parte di laici e chierici
olandesi. I problemi, anzi, nascono proprio da qua. Il cardinale si è
sempre dichiarato “conservatore” e fedele al Magistero. Avversato, per
questo, dai confratelli ben più attratti dalle suggestioni del
Sessantotto.
È poco noto che dal 1966 al 1970, anche su
iniziativa del card. Bernard Alfrink — uno dei protagonisti all’ultimo
Concilio —, si riunì il Concilio Pastorale Olandese, con l’intenzione di
attuare il Concilio Vaticano II. Ne venne fuori invece una sorta di
anti-Concilio, che deliberò risoluzioni discutibilissime: approvazione
del Nuovo Catechismo Olandese (un testo ambiguo sui punti essenziali
della fede cattolica), appoggio al soggettivismo etico relativista,
promozione del relativismo anche nel dialogo interreligioso, uso erroneo
della collegialità. Ne seguì, ricorda Simonis, una vera e propria
“guerra religiosa”. Seminari e conventi si svuotarono, il sentimento
religioso crollò, i mass media ridussero al silenzio la Chiesa e dettero
spazio alla contestazione.
Giovanni Paolo II nel 1985, durante
il viaggio apostolico in Olanda, trovò un clima estremamente ostile. Si
dovette addirittura proibire ai progressisti di parlare al Papa, per il
pericolo di violente proteste. Insomma, il card. Simonis è molto provato
dagli attacchi, anche brutali, che lui ed altri, fedeli all’ortodossia,
dovettero subire.
Quanto al dialogo con l’Islam, egli non lo
reputa possibile: troppa la diversità tra il Dio islamico ed il Dio
cristiano. Tutt’al più si dovrebbe tendere alla costruzione di una
convivenza pacifica. Simonis vede la presenza di germi di speranza per
il futuro della Chiesa, ma crede che difficilmente si potrà avere una
concretizzazione delle buone intenzioni, soprattutto nei giovani.
L’ostacolo alla speranza è presente anche nel carattere del popolo
olandese, storicamente protestantizzato. Sembra quasi che il principio
protestante dell’aut-aut soffochi il cattolico et-et: o uno stato
cattolico o nulla. |
Questo è il link alla registrazione dell'incontro.
Il
cardinal Simonis e il dott. Laurence Peeters attendono l'inizio
dell'incontro.
Introduzione.
Il
card. Simonis ascolta la presentazione dell'incontro.
L'ex
primate d'Olanda durante il suo intervento.
Visione d'insieme.
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