Centro Culturale "Mons. Lorenzo Bellomi"

Accogliere per educare

famiglia e scuola al centro dell'avventura educativa

Marco Faccioli Associazione "Cometa" di Como
Raffaele Tiscar Associazione "Cometa" di Como
Sabato 28 maggio 2011 - ore 18:00
Palazzo dei Congressi "Stazione Marittima" - Trieste

Abbiamo voluto conoscere la realtà dell'Associazione "Cometa" di Como, che da anni accoglie in affido bambini e ragazzi, attraverso la testimonianza di due persone che partecipano alla vita di questa associazione.

Lasciamo al sito ufficiale una descrizione della storia e delle attività svolte dall'Associzione.

Noi ci limitiamo a condividere la registrazione audio dell'incontro, a ripotare il testo dell'articolo pubblicato sul settimanale della diocesi di Trieste "Vita Nuova" e a pubblicare alcune fotografie (che trovate in fondo al testo seguente). N.B.: nel corso dell'incontro è stato proiettato un video che è disponibile cliccando qui: il video è intitolato "Cometa".

Cosa può nascere in 25 anni dalla risposta affermativa data da una famiglia alla richiesta di accogliere un bambino sieropositivo in affido? Può nascere un’associazione come la “Cometa” di Como che ora è formata da una grande rete di amici capaci di accogliere bambini e chiunque sia rimasto affascinato dall’esperienza cristiana. Di questa realtà si è parlato sabato 28 maggio nel corso di un incontro organizzato dal Centro Culturale “Mons. Lorenzo Bellomi” sul tema: “Accogliere per educare, famiglia e scuola al centro dell’avventura educativa”. “Non un iniziativa di uomini e di donne per i bambini, ma un accoglienza di uomini e donne per se stessi” ha affermato Raffaele Tiscar, 55 anni, dirigente Finlombarda, sposato con 3 figli naturali e nonno di 2 nipotine, che ha incontrato l’esperienza di Cometa tre anni fa rimanendo particolarmente colpito da un omelia nella quale veniva ripresa la frase di Gesù: “Chi accoglie uno di questi bambini accoglie me”. “Voi accogliete Gesù Cristo perché questi bambini sono Gesù Cristo” ha commentato il sacerdote in quell'occasione. Per lui rispondere positivamente alla proposta di accogliere un bambino è la semplice conseguenza di un incontro che cambia la vita. Ora i bambini che Tiscar ha in affido sono tre. Per lui, ormai 55enne, è un riniziare tutto daccapo in una normalità inattesa. “Io non sono un padre modello o un educatore, però devo riconoscere di essere capitato in una compagnia di persone consapevoli di non essere capaci. E’ un problema di posizione personale: sono io che devo imparare da questo bambino di 5 anni quello che Dio insegna a me accogliendomi nello stesso modo.”

Marco Faccioli, 28 anni, ha raccontato come, da poco laureato, ha iniziato a lavorare con la scuola che nasce dall’esperienza di “Cometa”. Lo colpiva il fatto che tutte le circostanze, anche brutte, venissero affrontate a partire da una positività e il fatto che più che a valutare la sua bravura nel lavoro fosse invitato a vivere la comunione che c’è fra le 4 famiglie che vivono nella stessa casa condividendo la quotidianità. Per Faccioli, qualche giorno dopo il matrimonio, la proposta di un affido. “Abbiamo detto un sì non conscio per il fascino trovato in queste famiglie e la certezza di essere aiutati”. Ora hanno 2 figli naturali e 6 in affido. I dubbi sulle proprie capacità educative? “L’educazione è dare il senso della vita: non è una parola, è un esperienza.” scriveva don Giussani. Non è un problema di capacità quindi. Il problema è dare un significato, che i figli capiscano per cosa spendi la tua vita. Questo educa più di tutto. L’accoglienza è una possibilità per noi, ma bisogna essere disponibili a non mettere sempre davanti il nostro progetto: in una compagnia gli orizzonti si allargano. Sorprendente il fatto che due di questi bambini abbiano chiesto di essere battezzati, pur senza alcuna richiesta o suggerimento e contro l'iniziale parere contrario dei genitori naturali.

“Quale la ricetta?” è stato chiesto dal pubblico. “Non una ricetta, un metodo: stare dietro l'iniziativa di un Altro seguendo la vita dove la vita c'è e facendola così esplodere.” Ha risposto Tiscar. Ad esempio è da poco terminato un progetto che vedeva i ragazzi della scuola di tessitura legata a Cometa disegnare dei vestiti poi confezionati da otto detenute del carcere di Como in un lavoro coordinato con una stilista. Una cosa impensabile eppure realizzata con persone ai margini della società. La realtà porta un Mistero che la supera. Basti pensare a come è nata tutta l'esperienza di Cometa: da un incontro di due fratelli diversissimi di carattere con don Giussani e la risposta ad una richiesta di affido per un bambino sieropositivo negli anni in cui si iniziava a conoscere l'AIDS.

“Quale è la preparazione per i figli naturali davanti al distacco dei “fratelli” in affido?” è stato chiesto. “Il tema del distacco è il tema della fine della vita.” ha risposto Tiscar. Anche i figli naturali si staccano quando si sposano o muoiono e con loro va via l'oggetto del nostro amore. Che la vita sia temporanea è il mistero della vita. Il tema vero del limite della vita è che significato ha. La verità dell'amore sta nel non possesso di ciò che amiamo. Questo limite è scritto nel contorno dell'affido. Si impara di più ad accogliere figli in affido, sapendo che fra alcuni mesi torneranno alle loro famiglie perché l'amore totale e gratuito deve essere per il loro destino.

Raffaele Tiscar.


Marco Faccioli.


Veduta dal fondo della Sala Oceania (Centro Congressi "Stazione Maritima" di Trieste).


Il pubblico.


Raffale Tiscar, Marco Faccioli e Martino Flamia.


Marco Faccioli.


Raffale Tiscar.

torna all'archivio delle iniziative

versione stampabile
 
scrivi al webmaster