Centro Culturale "Mons. Lorenzo Bellomi"

VIVI

Storie di uomini e donne pių forti della malattia

Fabio Cavallari giornalista e scrittore
Mariangela Fontanini madre di Giulia, bambina pių forte della sua malattia
Riccardo Ribera padre di Giulia
Venerdė 21 gennaio 2011 - ore 18:00
Palazzo dei Congressi "Stazione Marittima" - Trieste

Fabio Cavallari, giornalista e scrittore, ha presentato il suo ultimo libro.

All'incontro erano presenti anche i cogniugi Ribera, genitori di Giulia, una bambina che per i medici avrebbe dovuto essere abortita, invece...

Quale cronaca dell'incontro pubblichiamo l'articolo scritto da Silvio Brachetta per Vita Nuova, settimanale della diocesi di Trieste.

A fondo pagina trovate alcune immagini.

Cliccando qui è possibile ascoltare la registrazione dell'incontro.

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«Vivere non fa notizia», quanto il morire. Non fa rumore insomma la foresta che cresce, ma l’albero che cade, secondo un vecchio adagio. Se ne è preso atto lo scorso 21 gennaio al Palazzo dei Congressi “Stazione Marittima” di Trieste, durante l’incontro organizzato da Marco Gabrielli, responsabile del Centro Culturale “Mons. Lorenzo Bellomi”. Il Centro, ormai da anni, dà voce a testimoni del nostro tempo che hanno a cuore, in particolare, il tema della sofferenza umana. Più che un testimone diretto, il giornalista e scrittore Fabio Cavallari, su invito del Centro, ha presentato otto vicende raccolte nel suo libro “Vivi. Storie di uomini e donne più forti della malattia” (Lindau, 2010). Otto testimonianze cioè di persone colpite da malattie fortemente invalidanti, che hanno saputo resistere alla disperazione e trovare la strada per una rinnovata fiducia nella vita. I mass media, da più di un lustro, insistono nel riproporre di frequente i drammi di malati cronici, allo scopo di sollecitare precise scelte etiche da parte della società e della politica. Cavallari lamenta la prassi ideologica dei media i quali, per dirottare l’opinione pubblica su soluzioni legate all’eutanasia ed al suicidio assistito, enfatizzano i casi limite di persone disperate al punto da richiedere la morte.

Ma Cavallari ci fa conoscere una realtà diversa: se il malato cronico grave - in stato di coma, o affetto da SLA (sclerosi laterale amiotrofica), o in un qualche stato vegetativo o di paralisi - è circondato da parenti o amici che si prendono cura di lui con amore, lentamente riacquista la fiducia e la voglia di vivere. È chiaro allora che depressione e desiderio di morire potrebbero essere intimamente legate a situazioni di abbandono del malato, più che conseguenza diretta e invincibile della malattia. Fabio Cavallari non si è presentato a Trieste da solo: è riuscito a farsi accompagnare da Mariangela Fontanini e Riccardo Ribera, genitori di Giulia, una degli otto protagonisti del libro. I coniugi hanno così potuto rilasciare una testimonianza diretta del loro convivere con il disagio della figlia. Giulia, su consiglio dei medici, non sarebbe mai dovuta nascere. Affetta in utero da gravi patologie invalidanti, se ne consigliava la soppressione mediante aborto. Il referto medico fu terrificante: «nella migliore delle ipotesi vivrà come un vegetale». Mariangela si oppose all’aborto e accettò di portare a termine la gravidanza. Giulia non solo non morì né divenne un «vegetale» ma, nonostante una persistente situazione di handicap, conduce ora una vita assolutamente normale. Partecipa addirittura, proporzionalmente alle proprie forze, ad attività legate allo sport alpino.

Insomma, tanto nel caso di Giulia, quanto negli altri descritti dal libro, il quotidiano supporto con cure amorevoli è stato decisivo per un lentissimo ma ininterrotto recupero della fiducia e della mobilità fisica da parte dei malati. Cavallari ci parla poi della storia di Bruno che, affetto da SLA, riesce tuttora a dirigere un gruppo di cantori. Organizza eventi, riunisce tutti per le prove e dà suggerimenti musicali. Il tutto da un letto dove, immobile, può restare in vita solo per mezzo delle macchine. Dopo il periodo iniziale di prostrazione fisica e psicologica, oggi Bruno ha superato la crisi grazie alla vicinanza della moglie e degli amici. Scorrendo il libro si viene a conoscenza anche del calvario degli altri, accomunati dalla sofferenza, dal crollo psicofisico dei primi tempi, dal soccorso dei congiunti e dalla rinascita spirituale, conseguenza diretta dell’amore tra persone.

Fabio Cavallari, inoltre, insiste nel non dare per scontato il giudizio della scienza medica nel merito di patologie così orribili, ma anche così complesse. Proprio perché complesse, anzi, il decorso previsto può essere del tutto difforme dal decorso che avverrà nella realtà, qualora il paziente decida di continuare a lottare contro la morte. Vi sono allora vie imprevedibili delle quali è opportuno tenere conto, da parte di coloro che intendono rimanere vivi.

Silvio Brachetta


Fabio Cavallari, Mariangela Fontanini e Riccardo Ribera.


Veduta d'inseeme della sala Saturnia del Palazzo dei Congressi "Stazione Marittima" di Erieste.


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