Centro Culturale "Mons. Lorenzo Bellomi"

Lo stato vegetativo. Prendersi cura dell'umano nascosto

Dott. Giovanni Battista GUIZZETTI Responsabile del Reparto Stati Vegetativi dell'Istituto don Orione di Bergamo
Sabato 5 aprile 2008 - ore 18.00
Palazzo dei Congressi "Stazione Marittima" - Trieste

Per raccontare l'incontro pubblichiamo una breve relazione scritta della professoressa Marina Del Fabbro.

E' qui disponibile il testo con la trascrizione dell'incontro (File .pdf 180 KB circa).

Blaise Pascal osserva: "Se uno mi ama perché sono intelligente, se uno mi ama perché sono sano, se uno mi ama perché sono buono, ama proprio me? No, perché potrei perdere l'intelligenza, la salute, diventare anche cattivo, ma essere ancora io, nonostante tutto". Questo spunto ci porta a chiederci dove sia racchiusa la sostanza essenziale che fa di ciascuno di noi una persona. La domanda pare oziosa a noi che viviamo tra i tanti impegni del quotidiano, ma diventa fondamentale per chi è gravemente malato, severamente disabile, o si trova nella condizione che la medicina definisce di "stato vegetativo".

Lo stato vegetativo è una condizione clinica relativamente recente, per lo più conseguente ad uno stato di coma, caratterizzato da un ritorno alla vigilanza testimoniato dall' apertura degli occhi, ma senza segni che indichino una sicura attività cognitiva. Il balzo in avanti compiuto dalle terapie intensive in anni recenti ha permesso un numero sempre maggiore di recuperi inattesi ed insperati; un intervento sanitario precoce ed efficace, che però talvolta porta a un esito amaro. E' il caso, ad esempio, di una terapia di rianimazione che ha lasciato un paziente in arresto cardiaco solo qualche minuto più di quanto la sua corteccia cerebrale potesse sopportare senza danno.

Il carico di sofferenza che porta con sé per chi ne è colpito, per i familiari e per l'intera società non può non interpellare sul senso della sofferenza, del valore della vita, della dignità dell'essere umano. Che valore può avere il tempo quando il soggetto che lo vive sembra non essere più in relazione con gli altri e il mondo? E' ragionevole in queste condizioni "ritardare" la morte? Esistono vite più o meno meritevoli di cure, più o meno degne di essere vissute? Esistono standard di qualità da cui dipenda la certezza che chi abbiamo davanti sia veramente una persona?

E' per riflettere su questi temi che il Centro Culturale "Mons. Lorenzo Bellomi", con l'adesione delle associazioni "Scienza e Vita", "Medici Cattolici Italiani", "Medicina e Persona", Centro Universitario Etica e Scienza "Vittorio Longo", e U.C.I.I.M., ha invitato sabato 5 aprile il dott. Giovanni Battista Guizzetti. Medico chirurgo, specializzato in Geriatria e Gerontologia e in Medicina Interna, il dott. Guizzetti da undici anni è responsabile di un reparto che accoglie soggetti in stato vegetativo presso il Centro don Orione di Bergamo. E' autore del libro: "Terry Schiavo e l'umano nascosto. La medicina tecnologica e lo stato vegetativo" (Società Editrice Fiorentina, 2006), e fa parte dell' Associazione Medicina e Persona.

Trieste, città della scienza, ha dimostrato con la presenza di un pubblico numeroso e attento di aver bisogno anche di una riflessione su temi etici e valoriali. Il relatore ha infatti illustrato le caratteristiche dello stato vegetativo dal punto di vista medico; ma soprattutto ha preso spunto da queste per invitare a ragionare sulle questioni etiche che questo stato sollecita. Nonostante il tema richiami una situazione di sofferenza e di limite, tutti i presenti hanno recepito attraverso la sua competenza e umanità che la riflessione su questa realtà serve a prendere consapevolezza della bellezza e raffinatezza di tantissimi nostri gesti quotidiani, che pur finiamo per considerare scontati per la loro ripetitività.

Le persone in stato vegetativo chiedono presenza e attenzione. Non sono necessarie per queste situazioni di disabilità terapie sofisticate o apparecchiature costose e invasive; bastano igiene, nutrimento, movimento; e una relazione con altri esseri umani. E' forse questa la conclusione del ragionamento: non è necessaria alcuna ulteriore specificazione per riconoscere il valore unico e irripetibile che ognuno di noi è. La risposta alla domanda di Pascal ci viene dalla pensatrice Hannah Arendt, quando si riferisce a coloro i quali "hanno perso ogni altra qualità, eccetto quella - fondamentale - di essere uomini".

Marina Del Fabbro



Seguono alcune immagini dell'incontro.

Il dott. Giovanni Battista Guizzetti all'inizio dell'incontro.

Il Responsabile del Reparto Stati Vegetativi dell'Istituto don Orione di Bergamo mentre parla.

Veduta dal fondo della sala Oceania del Palazzo dei Congressi "Stazione Marittima" di Trieste.

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