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Presentazione del libro "Si può vivere così?"S. E. Mons. Francesco VENTORINO
Docente di Ontologia ed Etica presso lo Studio "San Paolo" di Catania
Martedì 15 gennaio 2008 - ore 21.00
Palazzo dei Congressi "Stazione Marittima" - Trieste
Abbiamo invitato Mons. Francesco Ventorino (don Ciccio) a presentarci il libro di don Giussani: "Si può vivere così? - Uno strano approccio all'esistenza cristiana". Quale sintesi dell'incontro presentiamo il testo di un pezzo scritto da Stefano Bochdanovits per il locale settimanale cattolico "Vita Nuova" e pubblicato nel numero del 25 gennaio 2008. E' comunque qui disponibile la "sbobinatura" di quanto detto da mons. Ventorino nel corso dell'incontro. La stragrande maggioranza delle cose che conosciamo fa parte del nostro bagaglio grazie alla testimonianza ricevuta da altri. Quindi ne siamo tanto più certi quanto più la nostra ragione ha acquisito la capacità di fidarsi delle persone da cui le ha apprese. Martedì 15 gennaio abbiamo voluto approfondire questo tema andando ad ascoltare Mons. Francesco Ventorino in Stazione Marittima a Trieste. Questo sacerdote siciliano, attualmente docente di Ontologia ed Etica presso lo Studio teologico "San Paolo" di Catania, in questa occasione ha presentato la nuova edizione del volume di don Giussani "Si può vivere così?". Proprio la fede era il primo tema che il sacerdote brianzolo affrontava nei dialoghi con un centinaio di giovani impegnati ad intraprendere il cammino della verginità come cuore dell'esperienza cristiana, come impegno della vita nella dedizione totale a Cristo e al Mistero. Il sottotitolo - "Uno strano approccio all'esistenza cristiana" - suggerisce proprio lo stile particolare con cui è stato pubblicato il libro: una trascrizione fedele di quei colloqui settimanali, quasi a mo' di romanzo. Come vi si parla della fede? Come la si definisce? Giussani partiva sempre dal problema dell'uso della ragione, chiedendosi innanzitutto: che cos'è la ragione? Diceva che la ragione è l'energia propria con cui l'uomo conosce la realtà. Il metodo più importante che la ragione usa per questa conoscenza è l'appoggio sulla testimonianza di un altro: la fede è un metodo di conoscenza indiretto. È interessante notare che gli altri metodi di conoscenza (matematico, empirico, logico, ecc.) usano soltanto un pezzo dell'uomo: questo invece, il metodo della fede, usa tutto l'uomo. Per questo è il più fondamentale: per fidarsi di una persona in modo giusto e ragionevole, occorre infatti applicare l'acume dell'osservazione, occorre implicare una certa dialettica, occorre una sincerità di cuore, occorre un amore alla verità più forte di qualsiasi antipatia. Se nella nostra società mancasse questa capacità di fidarsi, che cosa accadrebbe? La convivenza diventerebbe impossibile perché si renderebbe necessario girare con i coltelli e le pistole. Nessuno si fiderebbe più di nulla. Chi salirebbe più su un autobus? Chi mangerebbe più in un ristorante? E così via. Un metodo di conoscenza così è un metodo pienamente umano. Mette in gioco la libertà come capacità di aderire ragionevolmente alla proposta di un altro. La altre due grandi parole del libro sono la speranza e la carità. Mons. Ventorino le ha spiegate anche attraverso la propria esperienza. La speranza è una certezza nel futuro fondata su una realtà presente, la carità è il contenuto più profondo di questa realtà, che la fede mi fa riconoscere. Fede e speranza sono intercambiabili, dipendono infatti da uno stesso contenuto. Ma attenzione alla differenza tra sogno e ideale: il primo si fonda su una cosa che ancora non c'è, il secondo su un presente. Quindi la speranza è una fiducia nel futuro che pervade ogni istante, avendo per oggetto un ideale presente nella realtà (il Papa lo sottolinea in abbondanza in questa sua seconda enciclica, Spe salvi, in cui la parola "presente" l'ho contata 27 volte). Infine, la carità. Il contenuto più profondo e più intimo di questa realtà suprema. Non è un "dovere del cristiano" la carità. È l'essere che si comunica all'uomo, che si commuove, che non calcola, che non pretende, che rispetta la libertà, che dialoga con il cuore. È una Presenza eccezionale, non prevedibile, non pensabile, non immaginabile. È una gratuità totale che viene prima di qualsiasi cosa, è l'amore puro che si esaurisce nel volere il bene dell'altro, il rapporto con il suo destino, il suo rapporto con Cristo. Solo il riconoscimento di questa realtà che viene prima rende possibile un cambiamento vero nella nostra vita, conclude don Ventorino, come una sorgente che ci porta l'acqua e che noi possiamo lasciar sgorgare in noi. Con l'esperienza si comincia a capire l'amore: quello sguardo pieno di tenerezza che Gesù ha mostrato nel suo rapporto con gli apostoli, con la prostituta, con la Samaritana, con Zaccheo, con Lazzaro, con la vedova di Naim, con il giovane ricco, e così via. Ora che sono vecchio, dice don Francesco, capisco molto di più la gratuità di tutto ciò che, non dovuto, mi è stato dato, e posso solo ringraziare Dio per il cammino che mi ha fatto fare attraverso l'incontro con gli amici che nella vita mi sono trovato davanti. Il lavoro su questo libro (la Scuola di comunità) è la proposta che, per quest'anno e per i seguenti, il movimento di Comunione e liberazione fa ai suoi aderenti e simpatizzanti. È in libreria. Stefano Bochdanovits Mons. Francesco Ventorino (don Ciccio) nel corso dell'intervento di presentazione del libro di don Luigi Giussani: "Si può vivere così?". Veduta della sala Oceania (A-B-C) del Palazzo dei Congressi "Stazione Marittima " di Trieste. |